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come creare una ico

Noi di Ius in Action intendiamo esaminare in profondità questo nuovo interessante fenomeno ed con questo quarto contributo vi indicheremo come creare una ico –  initial coin offering


CHE COS’È UNA ICO E A CHE COSA SERVE

Compiere 24 anni tra quattro settimane – il 31 gennaio, per la precisione – e non solo aver progettato e lanciato una criptovaluta di successo, stiamo parlando di Ethereum, ma anche aver studiato e messo in piedi un innovativo modo di raccogliere fondi per avviare e per sostenere la propria idea finanziaria non è da tutti. Eppure un giovane russo, genio non solo dell’informatica ma anche della finanza, ce l’ha fatta: si tratta di Vitalik Buterin, uno dei fondatori di Ethereum e il creatore del sistema ICO, acronimo che sta per le parole inglesi Initial Coin Offering.

Ma che cos’è una ICO, a conti fatti? È un metodo di finanziamento che, a volte, viene anche definito come cryptocrowfunding, ovvero finanziamento collettivo basato sulle criptovalute: ergo è un’offerta iniziale di denaro mediante la quale si acquistano dei token. Questi token, messi a disposizione da un’azienda alla ricerca di finanziamenti, non sono altro che delle criptovalute – o di nuova emissione, se il progetto che si va a finanziare è appunto l’immissione sul mercato di una nuova valuta virtuale, o già esistenti, perché il progetto che si va a finanziare si appoggia su delle criptovalute già quotate; la tecnologia utilizzata è quella della blockchain, un sistema che entra in gioco anche quando si tratta di effettuare operazioni di mining, ad esempio per creare nuovi BitCoin. I predetti token sono acquistabili principalmente scambiandoli con Ethereum: circa il 99% delle Initial Coin Offering, difatti, si appoggia a questa criptovaluta; altrimenti sono comprabili scambiandoli con qualsiasi altra criptovaluta che viene scelta dai promotori dell’ICO: non necessariamente si tratta dell’ormai celeberrimo Bitcoin, può capitare che venga sfruttata un’altra moneta virtuale meno famosa, come ad esempio Monero o Lumen Ripple.

Una Initial Coin Offering non va avanti in perpetuo ma è a scadenza: di solito qualche settimana e mai più di qualche mese; le ICO che proseguono per un lasso di tempo oltre i 6 mesi e fino ai 12 sono davvero rarissime e questo perché chi entra in questo genere di affari si aspetta una remunerazione entro un lasso temporale piuttosto ristretto. Alcune aziende scelgono di elargire immediatamente i token ai propri investitori, vincolandoli ad un blocco che si scioglierà solo alla chiusura dell’operazione di ICO; altre aziende invece optano per la soluzione di distribuire i token solo alla conclusione della raccolta dei fondi, scelta che in certa misura appare più “canonica” – anche se in un progetto di finanziamento come questo di canonico e di regolamentato non c’è alcunché: e difatti le ICO vengono classificate come prodotti finanziari in regime di mercato non regolamentato, ovvero a zero tutele per gli investitori.

Che cosa succede quando una Initial Coin Offering arriva alla sua dead line, ovvero viene chiusa? Possono verificarsi due differenti scenari:
– la somma minima è stata raggiunta: questo vuol dire che la ICO ha avuto successo e quindi il finanziamento è andato a buon fine. A questo punto o si distribuiscono i token o, nel caso in cui la remunerazione sia già stata elargita, li si sbloccano dimodoché possano divenire fruibili per gli investitori;
– la somma minima non è stata raggiunta: ciò, in altre parole, significa che il progetto di finanziamento non ha riscosso successo e non è andato in porto. In questo caso non resta che ritirare i token, nel caso li si sia distribuiti in via preliminare, e ridistribuire i soldi ai finanziatori.

Leggi anche: come partecipare ad una ICO


COME CREARE UNA ICO

C’è una considerazione preliminare che è giusto analizzare e che chiunque intenda utilizzare una Initial Coin Offering per finanziare il proprio progetto – sia esso un’azienda altamente tecnologica come ad esempio una startup, sia esso una nuova criptovaluta da immettere sul mercato – dovrebbe tenere ben presente: come utilizzare i token? Difatti non è detto che la modalità di finanziamento mediante ICO vada bene per qualsiasi progetto: bisogna capire come poter riciclare i token, come poterli legare, insomma, alla vendita del prodotto o del servizio legato al progetto di cui ci si sta occupando. È necessario analizzare accuratamente i benefici che l’utilizzo dei token potrebbe garantire per l’azienda o per il progetto in questione; inoltre è necessario includere nel ragionamento anche delle previsioni per rendere appetibile il prodotto/servizio anche all’occhio di finanziatori futuri.

Risolto questo primo problema, ci si può occupare di altro: ovvero della logistica connessa ai token.
Essi, come abbiamo detto nel primo paragrafo, sono la moneta di scambio iniziale ed è bene tenere presente che hanno un loro costo in termini di creazione e di gestione: sarebbe consigliabile, dunque, rivolgersi a dei consulenti esperti non solo in tecnologie informatiche ma anche in criptovalute, dimodoché possano far in modo che i costi relativi ai token siano già compresi nel finanziamento in sé e per sé.

Dalle due criticità evidenziate poc’anzi, emerge una considerazione: i progetti destinati ad avere maggiore successo nel campo dell’Initial Coin Offering sono di sicuro quelli legati al lancio di nuove criptovalute o connessi a servizi che ruotino attorno a quel mondo.

Il motivo è tautologico: le monete virtuali sono già parte del sistema, quindi non occorrerebbe uno sforzo immaginifico troppo elevato per collegare la nuova criptovaluta al sistema di transazioni che si appoggia sulla blockchain; il lavoro spinoso, insomma, sarebbe già stato approntato. C’è, tuttavia, anche tutto quanto un mondo trasversale che si appoggia, a livello concettuale, su un sistema affine a quello delle criptovalute ed è quello legato alle piattaforme ludiche, siano esse connesse ai social network o meno: basti pensare, ad esempio, all’acquisto tramite moneta reale di coin o crediti virtuali da spendere nelle predette piattaforme. Il ragionamento sotteso è di sicuro di facile applicazione e trasferimento al sistema delle blockchain, quindi potrebbero essere un campo applicativo che potrebbe garantire un certo successo.

Per questo genere di valutazioni sarebbe meglio affidarsi a personale qualificato: l’ideale sarebbe di rivolgersi a società di consulenza che offrano una comprovata esperienza non solo a livello finanziario ma anche di criptovalute, perché le due realtà sono interconnesse ma hanno ognuna il proprio carattere ed il proprio profilo peculiare.


Leggi anche: quali sono le migliori Ico del 2018


Dal Punto di vista tecnico, come creare una ico?

A questo punto è bene scendere nel tecnico, e un pool di informatici con competenze in criptovalute è la soluzione ideale, perché c’è da lavorare parecchio con codici e protocolli operativi.

Ecco, in sintesi, i passaggi che bisogna effettuare:

  • scelta della piattaforma da utilizzare per l’emissione dei token oppure, in alternativa, creazione della propria blockchain personalizzata e dedicata;
  • decisione della divisione dei token: quanti destinarne alla vendita e quanti trattenerne come quota personale (perché si è fondatori dell’azienda) e strutturazione informatica della divisione – ovvero creazione delle stringhe codice di regolamentazione della predetta suddivisione;
  • definizione delle tempistiche di attività dell’Initial Coin Offering: può essere o a tempo (qualche settimana, sconsigliabile andare oltre i due mesi) o al raggiungimento dell’obiettivo di capitale, e in questo caso la ICO può essere chiusa addirittura dopo pochi giorni. A ciò, ovviamente corrisponde la progettazione informatica afferente e la risoluzione di eventuali bug che si possono presentare;
  • Un aspetto fondamentale, da non trascurarte o sottovalutare, è quello inerente la redazione del white paper, ovvero un documento in cui si illustra il progetto e si spiegano non solo le regole della ICO che si lancia ma anche le sue peculiarità e le sue caratteristiche. Deve essere un testo chiaro, esaustivo e corretto non solo dal punto di vista concettuale ma – soprattutto – grammaticale, logico e sintattico: per questo sarebbe bene coinvolgere personale competente e farsi seguire da un correttore di bozze. Meglio ancora se il white paper presenta una versione in lingua inglese ed almeno una in lingua cinese e/o araba: ci si potrebbe garantire l’accesso a fonti di finanziamento piuttosto cospiche che, altrimenti, rischierebbero di essere precluse.

E adesso… il lancio della ICO.

È un momento delicato, da non sottovalutare: la campagna promozionale incide in maniera incredibile sul successo od il fallimento di un’operazione di Initial Coin Offering. Ad esempio, a titolo promozionale si possono applicare interessanti sconti ai primi finanziatori; successivamente non bisogna trascurare le campagne di pubblicità su social network o su siti dedicati alle ICO.

In questa fase è di vitale importanza tenere desta l’attenzione degli investitori, fornendo loro non solo report sullo stato delle attività e sul progresso dei finanziamenti ma coinvolgendoli magari nella fase di test del prodotto/servizio che si intende lanciare sul mercato e mettendosi a loro disposizione per eventuali dubbi o richieste di chiarimenti.

Una volta che l’Initial Coin Offering giungerà alla sua conclusione, in caso di successo dell’operazione sarà il momento di elargire i token o di sbloccarli in caso fossero già stati distribuiti e si potrà, dunque, cominciare ad utilizzare il capitale accumulato mediante la raccolta fondi.

 

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